Recensione La prigioniera d'oro di Raven Kennedy
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La prigioniera d’oro di Raven Kennedy

Ciao Readers! Il libro di cui vi parlo oggi è il primo della serie fantasy per adulti The Plated Prisoner. Sto parlando de La prigioniera d’oro di Raven Kennedy, edito dalla casa editrice Armenia. L’ho letto perché lo avevo acquistato non appena uscito in libreria, ma soprattutto perché è uscito lo scorso mese il secondo romanzo.

La prigioniera d'oro di Raven Kennedy (copertina)

Cartaceo: 18 € eBook: 8,99 €
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Auren è la favorita di re Mida, l’uomo dal tocco d’oro, che la tiene in una gabbia dorata, simbolo del suo potere. Questa «gabbia» copre l’intero piano superiore del castello, con gabbie integrate in ogni stanza e passerelle sbarrate collegate tra loro, in modo che Auren possa girare liberamente per il castello. La prigioniera si sente protetta e al sicuro nella sua gabbia. Ma da cosa?

Ha avuto una vita molto dura, ha vissuto per strada fino a quando Mida non l’ha salvata. Auren lo conosce da prima che diventasse re, il che spiega molto sul loro rapporto. Ma la sua vita, le sue sicurezze, stanno per cambiare brutalmente…

Recensione

Nel parlarvi di questo romanzo devo fare però una premessa. Si tratta, come indicato all’inizio, di un fantasy per adulti che contiene linguaggio volgare e alcune parti che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni lettori. Già dalla prima pagina, infatti, siamo catapultati in una scena abbastanza forte e spinta.

Il romanzo è un retelling del Re Mida, il re dal tocco d’oro. Aveva la capacità di trasformare in metallo prezioso qualsiasi cosa toccasse, dono datogli dalla divinità greca Dioniso. Solo che in questo romanzo è anche la protagonista femminile ad aver ricevuto il tocco d’oro ed è rinchiusa in una gabbia ormai da tantissimo tempo perché è la preferita del Re Mida.

«Come compiacere un uomo. Come se questo dovesse essere l’unico scopo della vita di una donna, sia essa una sella oppure no.»

La prigioniera d’oro è stato un romanzo che ho letto in due giorni, complice una narrazione abbastanza fluida. La storia è raccontata dal solo punto di vista di Auren e questo in parte non mi ha proprio entusiasmata perché avrei preferito un maggior coinvolgimento del personaggio di Re Mida che rimane “distaccato”. Anche se, attraverso i pensieri di Auren, possiamo farci un’idea del suo essere e del suo carattere.

Fino alla fine del romanzo, però, sono rimasta ferma sulla mia opinione del personaggio di Re Mida. L’ho trovato una persona tossica, autoritaria e privo di empatia. E quello che mi ha fatto più rabbia è stato l’atteggiamento di Auren nei suoi confronti. Per buona parte del romanzo, infatti, lei trova sempre una scusa per il suo comportamento.

Il carattere di Auren rimane sempre molto quieto e sempre molto remissivo. Avviene, però, un avvenimento che poi verso la fine la costringerà a tirare fuori il carattere e che le farà capire che non è semplicemente una donna ma una donna che può far sentire la sua voce.

«Come se fossimo qualcosa da digerire, da consumare, da divorare. Perché sono condannata a sopportare l’ingordigia degli uomini? Dipende forse dalla mia pelle dorata? O da qualcos’altro, da qualcosa di più profondo, da qualcosa dentro di me che mi ha destinata a questa vita?»

L’elemento che mi ha fatto cambiare idea sulla decisione iniziale di abbandonare questa serie è stato un colpo di scena presente verso la fine. Una cosa che non mi aspettavo e che ha decisamente attirato la mia attenzione. Quindi, direi che come primo romanzo della serie è promosso, ma con riserva. Nel seguito mi aspetto una maggiore attenzione al worldbuilding e un approfondimento del rapporto tra Re Mida e Auren che non mi è ancora del tutto chiaro.

voto 3/5

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