
La principessa sposa di William Goldman [Recensione]
La principessa sposa di William Goldman è la lettura che mi ha accompagnata in questo primo periodo di “reclusione”, causa emergenza Covid-19. Premetto che mi aspettavo di più. Mi aspettavo di ridere di più e di divorare il libro in poco tempo, ma così non è stato.
La principessa sposa è il romanzo dal quale è stato tratto il film La storia fantastica del 1987, con Cary Elwes e Robin Wright. E seppur il romanzo di Goldman non mi abbia entusiasmata, voglio comunque vedere il film.

L’autore non è uno sprovveduto qualunque, ma è uno degli scrittori e sceneggiatori del cinema americano. Ha vinto l’Oscar alla Migliore sceneggiatura originale per Butch Cassidy, nel 1970, e l’Oscar alla Migliore sceneggiatura non originale per Tutti gli uomini del Presidente, nel 1977.
Quello che forse ha “disturbato” la lettura del romanzo è stato proprio lo stile di scrittura dell’autore. L’ho trovato per certi versi discontinuo. Cerco di spiegarmi meglio. Mentre leggevo avevo difficoltà a ricordarmi quello che era successo qualche capitolo indietro.
È un romanzo dentro un altro romanzo con, al suo interno, tagli degni di una “scrittura cinematografica”. L’autore dimostra, senza il minimo dubbio, come la vita sia molto spesso ingiusta. E lo fa senza mezzi termini. I protagonisti sembrano essere usciti da una favola priva di lieto fine. Questo potrebbe rivelarsi il lato ironico della storia. Sembra che tutto giri al contrario. Non c’è verso che la storia fili liscia come uno si aspetterebbe.
Insomma, un libro che mi ha fatto compagnia, ma che non rientra tra le mie letture preferite di questo 2020, che si sta presentando sempre più difficile sotto molti aspetti.
Genere: Fantasy
Prezzo: 19 € E-book: 11.99 €
Edizione con 150 pagine inedite
Un celebre sceneggiatore cerca disperatamente una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Vorrebbe regalarlo al figlio annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando l’agguanta, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre.
Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la “parte buona”. La magia si realizza. Il risultato è straordinario.
Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C’è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c’è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l’atmosfera si arroventa.
Il trucco della riscrittura – arricchito da brillanti “fuori campo” dell’autore – l’incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia. Si corre a trecento all’ora su un terreno tutto nuovo che abbraccia classico e stramoderno, fiabesco e farsesco, ironico e romantico.

